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  [record reviews: let them eat cake]



Motorpsycho Let Them Eat Cake

Review of LTEC taken from the
Italian e-zine
MESCALINA, 2001.
In Italian. Found at the mescalina site.


Motorpsycho Let Them Eat Cake
1999

 
1. The Other Fool
2. Upstairs-Downstairs
3. Big Surprise
4. Walkin' With J.
5. Never Let You Out
6. Whin That Ghost
7. Stoined Glass
8. My Best Friend
9. 30/30


Tra le formazioni contemporanee che recuperano le sonorita' dei 60's / 70's, i Motorpsycho sono certamente una delle piu' eclettiche e variegate; nel loro calderone i tre norvegesi mescolano con druidica perizia riminiscenze di un'infinita' di sonorita' del passato, traendo spunto da moltissime realta' musicali spesso antitetiche tra loro. Il risultato e' una raccolta che colpisce innanzitutto per la varieta' e per la totale disinvoltura con la quale si passa da uno stile all'altro evitando la frammentarieta' nella quale e' assai rischioso cadere compiendo operazioni simili. "The other fool", il primo pezzo, dopo una brevissima scarica di possente violoncello divampa in un progressive veloce e ritmato, arricchito da un'efficace sezione d'archi. Il suono e' denso, corposo, e laddove archi, chitarre e tromba non si rincorrono mirabilmente, si aprono ariose parentesi introspettive e intimiste, fatte di pochi arpeggi e voce confidenziale. L'atmosfera cambia totalmente in pezzi come "upstairs-downstairs", che a sequenze vicina a colonne sonore di film americani anni '70, alterna prodigiosi dedali di violino, chitarra e tromba, che da soli valgono quasi tutto l'album (o quasi), e "Big Surprise". Quest'ultimo, in particolare, si regge su una semplice melodia e appare come un insolito connubio tra Pink Floyd e Beach Boys. Interessante, ma non trascendentale. I Motorpsycho cambiano nuovamente pelle in "walking' with J.", energica composizione di stampa marcatamente rock che spruzza nettare vitale dalle sonorita' seventies. "Never let you out" cambia nuovamente traiettoria e penetra a tutta velocita' nella galassia psichedelica, per poi modellarsi al colore di meravigliose stelle chiamate Pink Floyd, Spirit e Gong. Ma il vero capolavoro e' "Stoined Glass", sognante e semplice quanto coinvolgente e romantica, tutta basata su un solare giro di chitarra che si ripete all'infinito su delicate armonie vocali, che sfumano per lasciare spazio a ulteriori geometrie chitarristiche che si appoggiano sulle prime con grande equilibrio e leggerezza. Pura estasi sonora. La successiva "My best friend" risulta senz'altro piu' banale del pezzo precedente, pur essendo godibile nel suo approccio disinvolto e spigliato. "30/30" e' l'ultimo pezzo, lungo tappeto elettronico a tratti interessante, a tratti un pochino inconcludente. E' un ulteriore omaggio ai Pink Floyd (specie quelli di "Ummagumma" e "A Soucerfl of Secrets"). "Let Them eat cake" e', in ultima analisi, un album eclettico che si adatta ai palati piu' diversi. Se siete attratti dall'universo sonico dei 60''s / 70's, questa raccolta e' per voi. Altrimenti, compratela lo stesso. Non ve ne pentirete.

Matteo Zambrini