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  [record reviews: demon box]




Motorpsycho
Demon Box

Review of Demon Box
taken from the Italian magazine
ROCKERILLA, #151 / March 1993.
Italian. Transcribed by Sunchild.


Motorpsycho
Demon Box
(Voices of Wonder)

Dalla fredda Norvegia giunge un mastodontico lavoro dei Motorpsycho (un nome che ci ricorda un vecchio film di Russ Meyer) che si presenta nella confezione ed il formato preferiti dalle formazioni rock degli anni settanta: un doppio 'concept album' con tanto di copertina apribile, come quei vecchi dischi che abbiamo amato in giovane età. Da amare, é infatti anche questo capolavoro di stile messo su dalla band che ha già entusiasmato l'Europa con due grandi lp (Lobotomizer e Soothe) ...

"Demon Box" é perfetto nel suo assemblaggio omogeneo e variegato al tempo stesso, in un alternanza di brani acustici ed elettrici in cui si mescola l'hard, il pop, il progressive, la ballata, l'eletronica ed il noise, lungo tracce memorabili ed episodi evocativi dalla struggente bellezza. Il punto di forza di questo disco sta proprio nel risultato d'insieme, così completo e 'maturo' da non avere eguali. Alla fine della quarta facciata (o del cd, che contiene però tre brani in meno...) si ha la voglia di ritornare alla prima per rituffarsi nelle dolci "Waiting For The One" e "Nothing To Say" (in cui rassomigliano agli Smashing Pumpkins) o nella dura, potente "Feedtime", influenzata dai Black Sabbath. La title-track, fra le cose migliori del disco, é poderosa, epica, mostruosamente bella da far rabbrividire ogni band della acclamata Seattle; le meravigliose "Sunchild" e "Junior" sono gioielli hard-pop che evidenziano anche l'abilità compositiva dei nordici.

I Motorpsycho, band in procinto di passare (sigh!) ad una major dopo il prossimo live album previsto per quest'estate, hanno, con Demon Box, scritto a chiare lettere il loro nome nella storia del rock.

Trascurarli sarebbe un errore imperdonabile per chiunque.

Perluigi Bella