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  [record reviews: phanerothyme]




MOTORPSYCHO
Phanerothyme

Review of Phanerothyme taken from the
Italian magazine
RUMORE #116 / September 2001.
In Italian. Transcribed by Sunchild.


MOTORPSYCHO
Phanerothyme
Stickman

Per render evidenti sin dal titolo i profondi legami con la psichedelia, che sembra ogni giorno di più caratterizzarli, i Motorpycho usano per il loro nuovo album una parola che, secondo Aldous Huxley, serve a rendere la stessa meno banale. Altro non essendo il Phanerothyme, se non una sostanza psicotropa...
Ed eccoli ancora tra noi gli hippies norvegesi. Sereni ed immutabili come sempre. Al pari dei Fugazi, hanno scoperto l'elisir di lunga durata. Un lento, inesauribile progredire. Senza gli obbiettivi ambiziosi, nè lo stress da fama e competititvità tipici di chi é sotto un contratto major. Da questo punto di vista, il nuovo parto musicale conferma la svolta più rilassata di questi ultimi anni – ricordiamo che il gruppo esordì con un album durrissimo, l'heavy grunge Lobotomizer.
Le ballate dei Motorpsycho sono improntate a uno stile assolutamente inconfondibile. Con l'occhio oggi puntato – ed é una novità – su Burt Bacharach. La cui musica serve spesso da sottofondo per tranquille e psichedeliche incursioni nel folk inglese.
Bedroom Eyes e For Free chiariscono subito il concetto. Mentre episodi come The Slow Phaseout e When You're Dead rivelano, forse, un uso un pò più massiccio della sostanza citata in apertura... Straordinaria, poi, Landslide, tra nuovi acustici inglesi e... Yes (é Jon Anderson che canta?), che mette in mostra straordinarie tessiture armoniche e sublimi impasti vocali, in un saliscendi barocco di flauti e pianoforti davvero suggestivo.
I Motorpsycho scivolano così con grazia, tra gli stili e le epoche, assorbendo il meglio e tralasciando il superfluo delle musiche con cui viviamo. Arricchendosi e arricchendoci, in una prospettiva di tenace e continua crescita.

Claudio Sorge