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l ' i n t e r v i s t a
Motorpsycho di 12/11/2001

Long band feature and interview
taken from Italian e-zine
FREAK OUT, 2001-11-12.
In Italian. Found at the freak out site by Francesco Imperato.


Motorpsycho in 2001...
 

I MOTORPSYCHO ormai non sono più un gruppo di culto, questo l'abbiamo capito. Hanno conquistato, nel decennio di carriera, una notorietà fatta soprattutto di splendidi dischi, innovativi perchè attuali ma in perenne ascolto della tradizione – ed in ogni disco potete sentire l'attenzione costante all'aspetto interiore, il dentro. Non dimenticherò mai la prima data italiana di sempre dei Motorpsycho, dove a un certo punto questo cristo con i dread e i jeans a zampa – Bent – che non guardava mai il pubblico fa: ora ci faremo un piccolo viaggio nello spazio interno, ci vorrà circa mezz'ora. Segue una MOUNTAIN devastante per massa di energia, irruenza, pulizia; progressiva nel senso più alto del termine: numero di cambi ritmico- armonici, e idee, da far invidia a blasonatissime formazioni fusion.

Questo è il bello dei Motor: prendono le cose vecchie che si erano avviluppate in forme stilistiche diventati canoni, e ne fanno rivivere gli aspetti vitali. E per l'appunto ha contribuito alla fama del gruppo il mito dei loro instancabili tours e delle lunghe (sono riduttivo?) e intense performances live (anche ciò riproposizione di un concetto circolante alcuni anni addietro: il concerto non è solo un prodotto che si vende: è – deve essere un esperienza: per il musicista e per l'ascoltatore). Fama, dunque. Fama nonostante poca pubblicità e recensioni della critica rispettose, ma di rado esaltanti (non entriamo nel merito di quanto i soldi possano muovere i mass media, e quindi le vendite, e quindi noi). Phanerothyme, loro ultimo lavoro, sarebbe un doppio insieme al precedente Let Them Eat Cake, se il gruppo avesse conservato quella tendenza a proporre materiali di una certa omogeneità timbrica e stilistica in doppie releases (just listen the overwhelmings Timothy's Monster e Trust Us for that). Tanto Phanerothyme quanto LTEC sono la testimonianza, infatti, di un periodo di profonda immersione e ricerca negli stili, stilemi e luoghi mentali di certo pop – r'n'r anni 60-70 (quale? andate voi a cercare i riferimenti e tuffatevi nella storia perchè questo è il gioco che loro ci propongono da sempre...) e – come vedremo – di una certa impermeabilità agli umori provenienti da altre scene odierne, pur se legate al circuito indipendente.

Ma non è solo questo che accomuna gli ultimi due dischi: sembrano entrambi l'espressione di un'urgenza di sperimentare delle soluzioni sonore legate al superamento di modalità espressive adolescenziali (alle quali noi, peraltro, non rinunceremmo mai) e sdoganarsi dal punto di vista dell'immagine da una rappresentazione diffusa presso la critica – ma non solo –, di essi come gruppo metal, o quasi. Al riguardo cercarono di essere chiari in occasione della prima uscita della live series Roadwork, scegliendo il titolo heavy metal iz a poze, hardt rock iz a laifschteil: l'abrasiva ironia Bentiana, in "german-english", si rivolgeva alla nutrita schiera di metal kids germanici che riempiva le loro platee all'epoca. Altra e soprattutto non minore esigenza che lega Phanerothyme a LTEC è probabilmente quella di svincolarsi da una fetta di mercato percepita come troppo di nicchia, onde farsi accogliere da un pubblico più vasto.

 
..and the guys in 1997

Ma non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca: la produzione dei due ultimi dischi è stata moolto curata, assumendo le sembianze (sigh?) di un prodotto major per pulizia e digitalità del suono. Laddove invece – al di là di una capacità compositiva che pochi gruppi nella storia della musica moderna possono vantare, di una rara ispirazione e di una urgenza espressiva che sola può perdonare il fatto di fare popsongs – uno dei punti di forza delle produzioni della motorpsichedelic trips sembrava essere proprio la capacità di fare dischi che suonavano diretti. Già, diretti, perchè Bent si è fatto le ossa mettendo dischi nella leggendaria radio dello Studentersamfundet di Trondheim, il cui ammontare di materiale si conta sulle decine di migliaia. Dunque, è la storia che emerge dai dischi dei Motorpsycho, ed essi si sono mossi, per spontanea esigenza, in un approccio analogico e vinilico. Bent non si stanca mai di ricordare che non tutto quello che è passato è superato. Nella fattispecie uno degli aspetti paradossalmente piu validi delle produzioni precedenti all'avvento del digitale era proprio il tipo di sonorità, l'immediatezza, la componente errore.

Insomma: vi piaceva l'approccio "live" alla registrazione che avevano questi tipi norvegesi? Scordatevelo. Per ora: chirurgico assemblaggio delle parti che compongono la forma-canzone – attualmente la prediletta dal gruppo -, poca chitarra in primo piano, niente basso sfonda-pavimento, l'abbandono di un cantato legato all'emozione per un'evoluzione più posata e tecnica dello stesso (ma: qualcuno di voi vede Bent a cantare senza cacciare lo stomaco?); ed infine, ampi spazi per arrangiamenti orchestrali piuttosto scontati e un po' kraut (curati da Bard, attuale tastierista). Ma c'è un salto rispetto a LTEC: il materiale di Phanerothyme mostra più ispirazione, maggiore compattezza ed omogeneità, ed un accenno di movimento in più. La spia di un ritorno ad un'attitudine più garage? Molti fans della prima ora lo sperano, ma di MP non si può mai prevedere la prossima mossa, e questa è sicuramente una delle cose che più affascina. Al Palacisalfa, dove si tiene il loro ritorno nella capitale dopo 4 anni di assenza, Bent e Snah ciondolano in zoccoli stile- ospedale, prima del soundcheck, devastati dal caldo e dalle fatiche di una data in Grecia piuttosto frustrante, nonchè dall'aria condizionata del loro "beatthestreet black bus"; quello che sembrava essere un punkabbestia addormentato, steso nella penombra degli spalti, si rivela essere il gentilissimo Captain Gebhardt. Si presentano alla chiacchierata Bent e Snah, tour dopo tour sempre più affabili e disponibili.

MOTORPSYCHO'S TIME MACHINE

Come è cambiato il vostro modo di registrare nel corso degli anni ? Insomma, le vostre prime registrazioni erano molto dirette, con un'attitudine garage, quasi live, fino a Blissard e Trust Us...
"Sì, le cose sono abbastanza cambiate, non ci sono molti cazzeggi, è molto più ricco. Ora ci sono molte persone che lavorano con noi, e dobbiamo preoccuparci di come inserire le loro parti."

Quindi dovete pianificare tutto prima?
"Sì. C'è poca improvvisazione in studio, badiamo molto di più alle composizioni, cioè allo scrivere brani che siano più significativi per te stesso. Rispetto a prima c'è una divisione delle parti molto più rigida, i brani sono più orientati a una composizione più strutturata, non è il normale verse-chorus-verse-chorus-solo- chorus-chorus... Però usiamo ancora il 24 piste per registrare basso e batteria, per le ouverture... Quindi voi registrate in analogico per poi riversarlo in digitale? Sì, per la prima volta abbiamo registrato su 24 piste per poi mettere tutto su pro- tools, e ciò amplia il discorso sull'armonia. Per la voce un 2 piste va bene, ma questa è un'altra questione di disponibilità, per cui siamo andati oltre quei brani che puoi fare con armonie più a portata di mano. E' un disco molto chiaro, ben prodotto... l'intensità c'è sempre, ma a un altro livello rispetto a prima. C'è molta più finezza oggi, capisci cosa succede quando impari a dipingere con i colori anziché col bianco e nero. Il nostro vocabolario si è ampliato, siamo migliorati come musicisti."
(Snah) "Penso che la registrazione di Phanerotyme sia stata terrificante, a maggio siamo entrati in studio con le bozze di 17-20 canzoni, ci abbiamo lavorato due settimane, ma, ascoltandole, non erano che allo stadio iniziale. La svolta si è avuta altre due settimane più tardi, con la strumentazione al completo. Bisogna badare molto di più al songwriting, non è più come quando si entrava in studio, una session, un paio d'ore, buona questa, e finiva lì... oggi tutto è più lento, ci sono molti strati da sovrapporre. Pochi anni fa forse i brani dei Motorpsycho erano basso-chitarra-batteria e un po' di vocals, oggi questo è lo strato iniziale, sul quale vengono a inserirsi i fiati e gli archi, le tastiere, poi la voce, ecco, ci sono molti più elementi."

Quindi voi avete registrato le canzoni per poi aggiungervi i fiati, gli arrangiamenti e il resto...
"Sì, i brani erano molto vuoti dopo le prime due settimane... 'qui non c'è niente, dov'è la mia canzone? Oooouch!' Dopo aver inserito tutte quelle ulteriori informazioni, 'eccola la canzone, ora sì che ha un senso per me'."

Anche la registrazione della voce cambia... è questione di microfono o altro? Illuminaci...
"In effetti stavolta c'è stato un grande avanzamento, perché di solito quando scrivi i brani non pensi in quale chiave canterai, la trovi al momento di cantare. Prima, inoltre, era difficile far caso alla mia estensione vocale. Stavolta abbiamo lavorato molto sulla voce, giorni e giorni, mentre prima si facevano un paio di studio takes e si sceglieva la migliore. La prima cosa che ascolti è la voce, in ogni genere musicale la voce è ciò al quale ti connetti, prima di nascere senti già la voce, nel nostro organismo c'è qualcosa che riguarda la voce che entra subito in funzione."

Rispetto a LTEC, c'è qualcosa che ricorda di più gli esordi, per esempio il basso, molto saturo.
"Può darsi ! Per la prima volta ho trovato un microfono per il basso che trasmette al meglio il mio sound, così ho potuto finalmente riascoltare su nastro esattamente quello che pensavo di star registrando. E' un Sony da 500 sterline, una cifra, però ben spesa. Ho finito per suonare un Rickenbacker, non lo facevo dai tempi di Demon Box."
"Ero uno studente, e dissi 'hey, questo sì che ha un bel suono'. Era molto retrò, ma saturo nel modo giusto."

(inizia una parte dell'intervista meno tecnica e più scherzosa)
Che ne pensi dell'house music? ;-)
(spaventato) "Che ne penso dell'house music?!"

Sì, dì pure tutto quello che ti pare.
"Non ho nulla da dire sulla house music. Non rappresenta nulla per me. (pheew!) Mi rendo conto che ciò che si vuol ottenere è una sorta di "ipnosi", ma nei fatti è una rottura.
(Snah) è qualcosa che segue l'orologio del tuo corpo, ma l'orologio del mio corpo non può adattarsi alle lancette, e nemmeno al modo in cui questi maniaci fanno questa musica."

E che mi dici del sincronizzare il battito del cuore con quello della batteria?
"Sì, ok, ma è tutto troppo artificiale, è come il vecchio Commodore 64, pochissime techno-bands riescono in ciò che dici... in questo senso mi piacciono gli Underworld."
(Bent a Snah) "e Aphex Twin?"
(Snah a Bent) "sì, ma è più ambient."

Il vostro compatriota Biosphere?
"Non l'ho mai ascoltato."
(Snah) "è molto bravo."

Eppure ha lavorato con Deathprod, vostro produttore e strumentista aggiunto...
"Biosphere e Deathprod hanno abilmente rielaborato il lavoro di un compositore norvegese degli anni 70, Arne Nordheim. C'è un sacco di roba interessante sulla Rune Grammophone."

Lavorerai ancora con l'elettronica, gli oscillatori e le altre diavolerie di Deathprod ? E' ancora possibile?
"Sì, lui produce ancora i nostri dischi, è ancora lì dietro al mixer, ma adesso ciò di cui parli ci interessa poco. Comunque 'quel' momento può tornare. Ascoltando i vostri ultimi dischi, si può pensare che non ci sia alcun legame con le band di oggi..."
(Bent) "Ci sono delle buone band... i Mogwai per esempio..."
(Snah) "non sta succedendo granchè di buono, però ci sono un paio di band canadesi molto buone, come Godspeed You Black Emperor! e Fly Pan Am, se ne fottono di fare pop songs, la loro musica è qualcosa di più energico. Però posso capire quelli a cui non piacciono, perché in certe fasi diventano una sdolcinatura... quasi come un punto di partenza della new wave degli anni 80, non so se mi spiego.... Per quanto riguarda la forma-canzone, mi piace molto Elliott Smith (intanto Bent scoppia a ridere). Somiglia molto a noi perché quando Bent scrive un pezzo comincia dalla chitarra, e questo la dice lunga su quanto siamo distanti dall'elettronica. Il punto di partenza è la chitarra, il basso."
(Bent) "Smith è come un moderno Elton John" (ride) "ma non penso possa diventare così 'cheesy', sorridente."

Come vi ponete nei confronti della scena cosiddetta post-rock?
"Penso che alcune cose siano molto buone ma ho perso interesse in questa scena. Voglio dire, possono essere belli due pezzi di fila dei Tortoise, ma il terzo... Troppo cerebrali? Sì, è il termine giusto, e questo problema riguarda anche gran parte dell'elettronica. Musica di sottofondo carina, ma niente di più."

Stereolab...?
"Mi piace un sacco il primo album perché lì provarono a essere avventurosi... ma alla fine suonano ripetitivi."

Voi ascoltate così poche band attuali e così tanti gruppi degli anni 60 e 70, per non parlare delle tante canzoni collegate alla California (per esempio la cover di California Dreamin', sul secondo album, o Go To California sull'ultimo): ciò è espressione di un luogo della mente dove vorreste essere?
(Snah, contento) "Sì, è' un posto della nostra mente nel quale vogliamo andare."

Quindi sei stato almeno una volta nella vota in California?
"No, mai. Bent sì però..."

Perché non ci vai?
"Aaaah... è un problema di soldi, di tempo..."

(A Bent) Chi è B.S. (brano di Phanerotyme)?
(imbarazzato, con lo sguardo perso nel vuoto) "Chiunque tu voglia essere" (cita il testo del brano).

Anche te, per esempio? Qual è 'il prezzo da pagare per evitare il vuoto, la polvere'? Cos'è la polvere?
(sorride) "Non lo so. Aveva un senso quando la scrissi, ma non penso di poter isolare una cosa così proprio adesso... non è una sola cosa... è il rumore, il lato oscuro, la distruzione..."

E così, 'quando sei sotto le luci...' c'è della polvere?... un piccolo prezzo da pagare? Cosa potrebbe essere la polvere?
"Può essere proprio polvere, possono essere le droghe, può essere qualsiasi cosa che sia distruzione di un'altra."

Che cosa comporta nella tua personalità il fatto di essere un musicista?
"Non lo so. Da piccolo, mio padre mi registrò mentre suonavo 'bu-dum-bu-dum-bu-dum' con le pentole in cucina. A 16 anni lavorai tutto l'inverno nella fattoria dove vivevo, e ricevetti in dono una batteria... quindi ho suonato la batteria per qualche anno e poi, quando incominciammo, non avevamo un bassista, e neanche una voce, così dissi 'ok, me ne occuperò io'. Questi sono i due lavori che nessuno vuol fare. Tutti vogliono essere dei guitar heroes, o suonare la batteria... ma per me aveva molto senso, posso comunque esprimermi su più livelli ed è... un bel modo di trascorre la vita. E' una di quelle cose che migliori facendola, che ti permette di espandere il tuo vocabolario."

Avete un posto tutto vostro per provare?
"Sì, di solito quando non ho niente da fare suono la chitarra, e così... a volte accade qualcosa, e può uscirne fuori una canzone... Poi proviamo un sacco tra studio, tour e staff, e allora è bello veder uscir fuori le cose. Quando afferri quel piccolo 'gancio', è allora che esclami 'ecco come debbono andare le cose!'. E allora scrivi le altre parti con cui vuoi che il pezzo vada avanti... e alla fine, quando tutto è più o meno pronto, lo portiamo al fiume (quello di Trondheim), nella stanza che abbiamo, e proviamo. A volte buttiamo tutto via, altre volte no, è un processo senza sosta, le cose accadono in ogni istante..."

Cosa vuoi dire ai fans napoletani che vi stanno sempre aspettando (sorride)? Ti prego, non rispondermi 'chiedi al mio manager...'
(ride) "Abbiamo avuto molte difficoltà per fissare delle date a Napoli e in Sicilia. Non sta a noi decidere, è il tour manager italiano che ci dice quali posti ci possiamo permettere."

(A Snah) Quante canzoni sono pronte per il prossimo album?
"Penso che di canzoni per il prossimo album ce ne siano già sei, forse sette, undici, 2, otto, quindici... (ha!ha!) E di che tipo? House music (risata generale)! No, forse alcune canzoni sono simili a Phanerotyme, altre invece sono più rock."

Avete un posto per registrare quando siete in tour?
"Sì, abbiamo un 8 piste che registra tutti i nostri show."

Per la collana Roadwork?
"Sì, ma comunque non scrivo quando siamo on the road. Succedono così tante cose, manca la tranquillità, la quiete. Quando sei sul bus, la gente vuole dormire, o rilassarsi."

Come avete scelto il nome Motorpsycho?
"Eravamo a Londra e c'era un festival sul cinema di Russ Meyer. Sai, molte bands hanno preso il nome dai titoli dei suoi film. Motorpsycho è un bel nome per una band, credo, così pieno di energia."

(A Snah) e' uno dei peggiori film che abbia mai visto...
(ride) "Sì... è assolutamente privo di senso, con tutta quella violenza..."

Che rapporto avete con i dischi realizzati prima di Demon Box?
"Penso che mi piaccia il ragazzo che li ha scritti. E mi piace anche il ragazzo che ha bisogno di questi dischi, ma non sono io, non c'è proprio più alcuna relazione con quel lato di me. Facemmo solo del nostro meglio."

Perchè entrare nel mercato americano è così difficile per voi?
(Snah) "Sono molto chiusi alle cose non-americane, e hanno pregiudizi perchè siamo scandinavi. E poi ci vogliono un sacco di soldi per fare un po' di promozine decente; oltretutto siamo anche contrari a questo aspetto."

Come è stata la vostra ultima esibizione in Grecia?
(Snah) "Tremenda. Il pubblico era molto nervoso, la gente in prima fila che gridava 'hey! fate quel pezzo!!' Era un piccolo club e ci ha creato molte seccature, a stento riuscivamo a respirare. Abbiamo tentato di fare il possibile, ma... ovviamente hai bisogno di un buon feedback dal pubblico per rendere al meglio. Non è un problema qui da voi, questo lo sai. C'è un pubblico straordinario in Italia."

E che mi dici del pubblico scandinavo ? Vi ho visti lì lo scorso anno e sembravate quasi annoiati dei vostri stessi show...
"Ssssììì, perchè se non hai un pubblico che ti ascolta sul serio, che è concentrato sulla musica, ciò si ripercuoterà (negativamente) sul palco. Sì, ho visto molti ragazzi che andavano ai concerti per bere, o incontrare ragazze... In sostanza, vogliono canzoni che possano cantare con noi, ma così è brutto, perchè poi diventa una caciara e tutti si ubriacano. In Italia la dimensione prevalente è quella del concerto, non dell'intrattenimento."

E sempre a proposito di pubblico, l'Inghilterra è stata dura da conquistare, vero?
"Sssìì, ti pagano a malapena, e in certi posti per noi è impossibile andarci a suonare se non ci danno abbastanza. E comunque, agli spettacoli c'erano più ragazzi italiani e tedeschi che non inglesi."

Quindi non vendete così tanto come in Italia...
"No, scordatelo. La stampa inglese è molto protezionista, devi essere inglese, al massimo americano o canadese, tuttavia ci ha riservato delle belle recensioni..."

a-ner@libero.it