[media stories: 2001: italian] |
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Tour Italiano 2 9.10.01
Review of the Italian shows of the Phanerothyme tour I concerti italiani dei Motorpsycho sono ormai un evento. Il seguito della band dalle nostre parti è qualcosa di sorprendente ed atipico: stuoli di fedelissimi che seguono con reverenza ogni show, canzoni cantate a squarciagola, fan che accorrono dai posti più sperduti. E la band non tradisce. Non si sa mai cosa aspettarsi da uno show dei Motorpsycho, è come se si fosse costantemente sul filo del rasoio, in attesa di sapere cosa succederà dopo. Un gusto quasi cinematografico, quindi, con un filo rosso preciso che contraddistingue ogni esibizione. Ecco quindi gli umori freak e rock della prima data di Milano, tra estratti del recente 'Phanerothyme' (citiamo in ordine rigorosamente sparso 'The Slow Phaseout', 'For Free', 'Bedroom Eyes' e 'When You're Dead'), passando per la sognante 'Trapdoor' e 'Now It's Time To Skate' cantata a squarciagola dal pubblico e per l'irresistibile 'Hey Jane'. Uno show partito in sordina per la prima mezz'ora, ma poi letteralmente esploso, con gli spettatori sempre più coinvolti e partecipi, anche durante le cover proposte dai nostri quella di Carol King ad esempio, riproposta poi anche a Treviso. Peccato che il tempo a disposizione sia poco (meno di due ore). La data successiva si svolge in quel di Rimini e qui cominciano le sorprese: la band decide di riproporre per intero 'Phanerothyme', decisione che lascia interdetti molti spettatori, che comunque avranno modo di rifarsi in seguito, quando tra una 'All Is Loneliness' e un finale rock'n'roll tiratissimo, con abbondante spazio lasciato agli estratti di 'Barracuda', lo show si fa più coinvolgente e diretto. Data magari non indimenticabile, ma di sicuro interesse per la sua peculiarità. Qualche giorno di pausa ed è poi la volta di Roma, dove la band non suonava da parecchio tempo. Data attesa, quindi, e proprio per questo c'era da aspettarsi qualche novità, che non si fa certo attendere: per gli amanti del sound più psichedelico e spaziale dei Motorpsycho, il concerto di Roma è stato il top. Brani dilatati fino all'eccesso (la versione pinkfloydiana di quasi mezz'ora di 'My Best Friend' è qualcosa che difficilmente si può dimenticare), lunghe improvvisazioni e alcune chicche quali 'Feel' e 'Watersound' sfoderate dal cilindro con grande naturalezza. La band è ispiratissima, tanto da non far pesare l'inusuale lunghezza di brani come 'Landslide' e 'Walking With J' (per quanto qualcuno abbia trovato eccessivamente autoindulgente lo show) ed è indovinata anche la scelta di dedicare parte dello show al repertorio più rock, tanto per smuovere un po' gli animi dallo stato lisergico. Due ore e un quarto di viaggio interstellare, assolutamente imperdibile. Chiude il quartetto di esibizioni italiane la data di Treviso, più orientata sul sound dei sixties e con grande spazio per i brani acustici. Anche in questo caso vengono sfoderati alcuni brani inaspettati, quali 'Big Surprise' o l'incredibile 'She Used To Be A Twin', con il pubblico assolutamente stupefatto. Ancora una votla non mancano gli estratti da 'Phanerothyme' ovviamente (ricordiamo ad esempio 'When You're Dead', 'For Free' e 'Blindfolded'). Uno show equilibrato esenza sbavature, coinvolgente come non mai: sicuramente uno dei più riusciti tra i quattrod i questi giorni. Da notare che in nessuna delle date è stato sfoderato uno dei pezzi classici come 'The Golden Core' o 'Vortex Surfer', quasi che i tre norvegesi intendessero conservarli per momenti speciali. Considerando che dovrebbero tornare da quaste parti in primavera, non ci resta che attendere fiduciosi...
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