Perfetto esempio di indipendenza
artistica (per una volta veramente "artistica"), i
Motorpsycho tornano per l'ennesima volta in Italia per
una serie consistente di date. Fantasiosi nella scelta,
nell'accostamento e nell'esecuzione dei pezzi, hanno
convinto e stupito anche in questo tour di fine Estate,
affollatissimo quanto ad affluenza di pubblico e
calorosamente partecipato in tutte le date. Padroni
della propria musica e determinati ad espanderne i
limiti perfino oltre il buonsenso, i norvegesi sul palco
combinano qualsiasi cosa passi loro per la testa, e
questi cinque concerti ne sono stati ennesima
conferma.
Bologna, 29 Agosto: La prima tappa
del tour italiano dei Motorpsycho si tiene sotto il
tendone dello spazio che l'Estragon gestisce all'interno
della Festa Dell'Unità. L'acustica è discutibile, la
gente parecchia. L'inizio del concerto è affidato a 'All
Is Loneliness', numero percussivo e d'atmosfera
proveniente dal capolavoro 'Demon Box': qualche problema
alla batteria impedisce di gustarselo appieno. I
norvegesi scelgono di suonare a tutto volume e alternare
qualche parte jazzata ('Whip That Ghost', 'Song For A
Bro') a esplosioni hard rock (l'inedita 'Go To
California, già un inno) assordanti. Il finale
conferisce ad una già buona prestazione un sapore
magico: la sequenza 'Plan #1' - 'Blueberry Daydream' -
'The Golden Core' sviscera il suono dei Motorpsycho in
tutte le sue sfaccettature e rende il concerto
memorabile, se non altro per il recupero (attesissimo
dai fan) di 'The Golden Core', monolite mind-expanding
di caratura assoluta.
Brescia, 30 Agosto: La pioggia
minaccia questa seconda data, che si svolge però
regolarmente. La parola d'ordine è "rock'n'roll" per
stasera: concerto tiratissimo, con poche aperture
psichedeliche ('Taifun', il finale di 'Walkin' With J.')
e un ritmo indiavolato. L'inedita cover 'The Witch' e la
conclusiva 'Black To Comm' (MC5, ricordiamocelo!), in
gran parte improvvisata con rime sbilenche e divertenti,
stampano un bel sorriso sulla faccia di tutti: non si
vedevano i Motorpsycho così energici da molto, e per una
sera si fa volentieri a meno dei "viaggi" con cui i
quattro regolarmente ci viziano per battere il piedino e
scuotere la capoccia.
Perugia 31 Agosto: Il concerto
viene confermato solo un paio d'ore prima dell'inizio, a
causa delle pessime condizioni atmosferiche. La magia di
'Sideway Spiral III' apre il set, che presenta novità
sostanziose rispetto alle prime due date: comprare in
scaletta l'inno per eccellenza dei Motorpsycho: 'The One
Who Went Away'! Cori, balli e spinte non si contengono,
e da lì a poco spunta 'Shakin' All Over', ripresa anche
dagli Who. Prima della fine c'è tempo per altre due
sorprese: la prima è 'Kill Someday', romantica e forte
allo stesso tempo, uno dei migliori pezzi del gruppo,
teoria confermata dall'accoglienza ad essa riservata da
parte del pubblico. La seconda è il manifesto
psichedelico di 'Flick Of The Wrist', lunga e intensa,
rovinata soltanto dall'idiozia di alcuni presenti
ubriachi, fastidiosi e violenti: il rovescio della
medaglia di un concerto gratuito.
Rimini 1 Settembre: Che i
Motorpsycho abbiano sempre avuto un feeling particolare
con Rimini e il suo pubblico è nozione comune fra gli
appassionati del gruppo, ma il concerto di stasera
supera ogni aspettativa. Parti acustiche e boati
chitarristici si alternano per oltre due ore. C'è spazio
per pezzi allegri e corali, come 'Big Surprise' o ancora
'The One Who Went Away', per espansioni acide (il climax
finale di 'Taifun', sempre più incredibile) e anche per
recuperi al limite del noise con l'esecuzione della
"storica" 'Hogwash', tratta dal primo album
'Lobotomizer'. Ma non è finita: c'è ancora tempo di
perdersi nel labirinto di 'The Golden Core', una
vibrazione unica di 20 minuti, compatta e commovente,
giocata in un crescendo che sembra non dovere/potere
finire mai, lontano dalle banalità dello stoner e
luccicante come -appunto- l'oro.
Milano 2 Settembre: L'ultima data
di questo tour italiano riserva la sorpresa più attesa
dai fan: 'Un Chien D'Espace', ovvero la summa
psichedelica del gruppo norvegese, che utilizza la
canzone come spazio di sperimentazione e improvvisazione
totale. Struttura aperta e un'aura di magia rendono il
pezzo memorabile anche questa sera, in cui vanta uno
sviluppo che da sussurri jazz si alza in spire sempre
più strette di volume: da sottolineare le grandi doti
tecniche del gruppo in questi frangenti "free". Altre
due sorprese sono rappresentate da 'S.T.G.' ('da
'Blissard') e da 'Vortex Surfer', che ha chiuso
praticamente tutti i concerti del tour 1999 ma che era
poi stata parzialmente accantonata. La prima scatena il
proprio riff sciolto e aggressivo, mentre la seconda
commuove per intensità e grazia dei movimenti, fino
all'esplosione finale. Magistrali.
Teo Segale