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10 ottobre recensioni

Motorpsycho "It's a love cult"

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di Alessandro Rinaldi

"It's a love cult" Stickman-records 2002 distribuzione Self
Siamo giunti al tredicesimo lavoro per il nostro trio norvegese. Mi è un po' difficile catalogare, recensire o giudicare l'ultimo lavoro: l'imbarazzo non viene dalla mia assenza di idee da sviluppare sul disco ma da un'incapacità congenita nell'esprimere un qualsiasi giudizio lontanamente negativo obiasimevole sulle loro produzioni.Il mio essere "di parte" può apparire scorretto ma la giustificazione più plausibile a mia discolpa è la buona conoscenza che ho della loro discografia e questo è quanto basta per attribuire al loro percorso artistico e musicale qualcosa che rasenta la perfetta maturazione delle loro idee. Mi spiego meglio ricordandovi che la band muove i suoi primi passi intorno al 1990 sfornando una media di un disco all'anno (puntuali come il natale) senza contare le decine di ep, collaborazioni, colonne sonore ecc.. .

Ma quel che colpisce di più è l'excursus stilistico che negli anni sono riusciti a imprimere ai loro dischi: Lobotomizer (1991) apre la strada alla band che, da buoni norvegesi, esordiscono con sonorità metal-noise alternate a ballate acustiche.
Demon box (19993) è l'album che li rende un po' più conosciuti nel panorama europeo: i suoni rimandano ancora all'approccio metal, ma come citazione scanzonata e divertita al genere; il resto del disco si apre a quella che sarà la loro svolta pop-psichedelica che farà da comune denominatore anche nei lavori futuri. Timothy's Monster (19994) è un doppio album volutamente costruito sulla forma canzone più classica, i brani hanno una miscela di elementi pop (melodie vocali) senza lasciare da parte l'accurata ricerca sonora unita alla varietà degli aspetti emozionali suscitati dall'atmosfera generale creata."Feel" è il brano di apertura del primo cd: quieto,dolce, registrato su quattro tracce, in camera da letto; il secondo cd si apre con "The wheel" uno dei brani più oscuri e ipnotici (per testo e musica) del loro repertorio. Questa ambivalenza è resa più concreta nell'album Angels and Daemons at Play (1997). Il titolo esprime già a fondo il contenuto: è un continuo susseguirsi di brani che esplodono di gioia (Walking on the Water, Starmelt-Lovelight) alternati da deliri sonori acidi e distorsioni aggressive (Heartattack Mac, Un Chien d'espace)..

Potremmo continuare all'infinito: come dimenticarsi di Blissard (1996) che sembra voler essere un chiaro tributo ai Sonic Youth? E Let Them Eat Cake? Doveil ritorno a sonorità pinkfloydiane, o meglio, Barrettiane è chiaramente "cantato" nel brano che apre il disco (...let's get some weed and chill out to Pink Floyd). Ma non basterebbero centinaia di pagine piene di chiacchiere per riuscire a dare lontanamente il merito che spetta a questo trio. Ritornando al loro ultimo disco fresco di uscita la dimensione è quella degli anni '60/'70. Come negli ultimi tre album, utilizzano una piccola orchestra di ottoni e fiati, microfoni vintage (con il doppio degli anni di chi ci canta dentro), senza trascurare l'amplificazione da loro usata da sempre: testate haiwatt, orange, vox (tutte d'epoca). Tutto ciò aiuta a percorrere e ritroso la storia del rock: i suoni, cercati e ottenuti, sono quelli di trent'anni fa; il lirismo vocale trasporta l'ascoltatore all'epoca beatlesiana (si ascolti Composite Head), il groove d'apertura di "Custer's Last Stand (one more daemon)" non lascia dubbi sulla natura di ricerca "a ritroso", su epoche passate che la band sta effettuando da tre anni a questa parte.

La strumentazione aiuta ma bisogna saperla suonare: per reinterpretare nel 2002, innovando su generi pure già sfruttati e prosciugati dagli anni, bisogna aver già attraversato le influenze di quella che può essere definita "musica contemporanea" o degli anni 90..(e se date un ascolto ai dischi da me appena accennati potete farvene un'idea). Ritornano quindi indietro, sempre di più per trovare, cercare ancora materiale apparentemente non più elaborabile..Lo stanno facendo egregiamente, molti fan (io compreso) definiscono i Motorpsycho un'attitudine al fare musica più che una band. Sono dieci anni che scorrazzano in giro per l'Europa con il loro furgoncino e ogni anno si presentano (puntuali come il natale) per....se volete saperlo venite al concerto........space is the place

Tour dates in Italy

12.11 Castelfranco (Pisa) Totem Rock Club ITALY
13.11 Trezzo d'Adda (Milan) Live Club I
14.11 Marghera (Venice) 041organized by New Age Club I
15.11 Cortemaggiore (Piacenza) Fillmore I
16.11 Rimini Velvet

Link: http://www.motorpsycho.fix.no/
e-mail:motorpsycho@online.no

segue la discografia ufficiale


 
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