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[record reviews: barracuda mini-lp] |
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Motorpsycho Barracuda
Review of Barracuda taken from the
Motorpsycho Barracuda
Tornano i Motorpsycho, ma non come in certi libri o film dell'orrore dove i mostri devono per forza far più paura della prima volta. Il gruppo norvegese non ha più ormai l'obbligo di stupire nessuno: ciò da una parte ha concesso loro una libertà tale da violare le attese dei media e anche del proprio pubblico con album come "Let them eat cake" e "Roadworks vol.2". Ma ha forse tolto un po' di sana stimolante cattiveria a Bent e compagni che nelle due ultime uscite sembravano aver perso il senso della propria identità a scapito di un indefinito country-pop nel primo caso e di un jazz confuso tra lunghe distorsioni nel secondo. "Barracuda", uscito a febbraio per la Stickman Records, si presenta perciò come un importante ritorno, anche se finora è stato appena citato dalla stessa stampa che aveva osannato "Let them eat cake" come il lavoro di un nuovo gruppo country-rock di cui forse solo quella critica ha ancora bisogno. Le sette canzoni che compongono questo mini album (33 minuti) ci riportano i Motorpsycho nell dimensione che è loro più consona, ovvero un hard rock infuriato e psichedelico, pronto ad aprirsi ad arrangiamenti improvvisi. La prima facciata (proprio così è disponibile anche in vinile!) parte con "Heartbreaker", memore dell'omonimo brano dei Led Zeppelin anche per l'andamento del giro di basso. Il gioco delle citazioni prosegue con "Up 'gainst the wall" che parte acustica come il più classico degli Who e prosegue alla Creedence Clearwater Revival. Non potevano mancare gli Stones ("Star star star") e nemmeno il rumore di un motore che sale di giri per poi schiantarsi nel finale di "Vanishing point". Non si può comunque parlare di un pedissequo ritorno alle origini perchè i Motorpsycho eliminano qualsiasi senso di deja vù con il loro tipico ritmo convulso, influenzato dal metal più nobile (Led Zeppelin + Black Sabbath), e anche con qualche bell'intervento ai fiati. Nella seconda facciata i ragazzi di Trondheim danno libero sfogo al loro istinto rumoroso, lasciandosi andare a lunghi stacchi strumentali soprattutto in "Dr. Hoffmann's bicycle". Anche "Rattlesnake" e "Glow" mostrano un piglio che fa ben sperare per il futuro, ricco di distorsioni e di suoni acidi. La collaborazione con Deathprod pare abbia portato nuova linfa al rock di Bent e soci che si conferma intatto e pronto ad ulteriori scosse (il disco nuovo uscirà per settembre). Certo, mancano quegli svarioni appesantiti e quelle ballate piene di cupa malinconia che dalla Norvegia avevano portato i primi brividi che non fossero di freddo, ma si comincia a rivedere la voglia di suoni e di arrangiamenti ammirata in capolovori assoluti come "Timothy's monster" e "Blissard". Per ora bentornati, e non è poco. Christian Verzeletti Motorpsycho Discography - Official records:
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