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  [record reviews: let them eat cake]




Motorpsycho: Blissard

Review of Blissard taken from the
Italian magazine
ROCKERILLA, March 1996.
In Italian. Transcribed by Federpsycho.


MOTORPSYCHO
"Blissard"
(Stickman / Flying)

Penso che pochi, all'indomani dell'uscita di Demon Box, avrebbero previsto per i MP un'evoluzione pari a quella che li ha riguardati. Davvero erano necessarie non indifferenti capacità divinatorie per prevedere che il seguito all'oscuro ed evoluto neo-hard nordico sarebbe stato un ibrido tra hard progressive e pop low-fi, tra grunge e psichedelia anomala.
Avevamo interpretato la doppia 'faccia' di Timothy's Monster come un addio al passato, una celebrazione del tardo suono zeppeliniano e come un'indicazione sul futuro del gruppo, ruotante attorno all'asse libero e più aperto di un suono dall'impianto acustico, condito da inflessioni north-west, filosofie post soniche e tenui divagazioni psycho. Anche quella non fu una giusta previsione, malgrado le linee della mutazione fossero già in parte emerse.
Blissard si apre con una cavalcata sicuramente hard rock, certamente 'seventies' nelle soluzioni, ma lascia spazio subito ad una suite dai forti sapori psichedelici, quindi ad una ballata minima contrappuntata da archi melò ed esili narrazioni vocali. La raccolta comprende poi episodi acustici dall'estrema semplicità e dal mood indolente e malinconico, esplosioni di pop post-Dinosaur Jr. e lancinanti rincorse tra chitarre appena sature di una naturale distorsione valvolare, mantenendo chiara la dinamica e decisa la pennata, pur in feroci jamming cavalcanti.
E'difficile reperire un filo di lettura omogeneo ed unificante all'interno di Blissard, opera assolutamente non organica nella scelta delle atmosfere, nelle soluzioni strumentali, nelle modalità di registrazione. Compare un sottile sentiero ricamato di minimalismo compositivo, un abbandono fiducioso nelle capacità di suggestione di suoni isolati, disarticolati, liberati dalle necessità di una song tradizionale, frequente nelle parentesi ipnotiche che separano le varie idee strumentali.
Dieci brani insoliti, rispetto al panorama internazionale come nei confronti di quella che era stata definita la personalità sonora dei MP, un atto di liberazione dai clichè hard-seventies come dalla figura emergente della prima parte di Timothy's..., che ora leggiamo come album di transizione, di passaggio, di massima e feconda incertezza.
I Motorpsycho restano una grande incognita vagante per il panorama europeo, un eterno 'work in progress' capace di dare, ad ogni nuova 'pelle', un segno indiscutibile di inafferabile qualità.

Andrea Dani