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  [record reviews: let them eat cake]




MOTORPSYCHO - let them eat cake

Review of Let Them Eat Cake taken from the
Italian e-zine
DISTORSIONI, 2000.
In Italian. Found at the distorsioni-site.


Motorpsycho - let them eat cake

  Motorpsycho - «Let Them Eat Cake» - cover - front

Avevamo incontrato l'ultima volta i Motorpsycho per strada a inseguire le durezze trascinanti del loro bellissimo disco dal vivo "Roadwork", pronti a farsi sempre più portatori di un certo rock duro ormai in via d'estinzione, e li ritroviamo ora seduti a tavola in un salotto di fronte a un raffinato dolce da consumarsi secondo galateo.

Bent, Snah e Geb sghignazzano tra le candeline, sgomitano, si fanno l'occhiolino; divertiti come bimbi maleducati, si schizzano l'un l'altro bocconi del dessert appena consegnato dal fattorino e sorbiscono anche un po' di spumante fingendo di nascondere rumorosi ruttini.

Che è successo? Dove siamo? In un pacchiano filmato strafottente di un gruppo di successo degli anni 60/70? Il gruppo norvegese questa volta ha deciso di non ingozzarci con le solite genuine abbuffate di rumori e di melodie, con le proverbiali pantagrueliche portate di suoni dilatati, anzi ha cambiato menu e ha addirittura abbandonato il vecchio locale dove si faceva baldoria.

L'invito stavolta è accompagnato da sassofoni, violini, viole, trombe, tromboni (anche una drum- machine) e tutto questo spiegamento di buone maniere guasta un po'. Per il compleanno dei vostri vecchi amici vi sareste aspettati qualcosa di diverso dalla perfetta festa organizzata da mammina.

Certo, alcune canzoni (The other fool, Whip that ghost) lasciano trapelare la ruvidezza naturale e evocativa della musica dei 3 di Trondheim (Led Zeppelin e Black Sabbath spruzzati di un lieve malinconico romanticismo sonoro), ma spesso gli arrangiamenti e certi impasti vocali farciscono troppo la pietanza rendendola pesante.

I Motorpsycho hanno sicuramente abituato il loro nutrito pubblico a evoluzioni tanto stimolanti quanto coerenti, ma questa volta rimane un po' di amaro in bocca. Manca quel pregnante senso di continuità che aveva caratterizzato ogni uscita del gruppo, a meno che si tratti di una merenda in attesa di ben altro. Io inviterei comunque il mio migliore amico, dandogli però prima qualche dritta su come vestirsi e comportarsi.

Nella speranza di non arrivare solo per il dolce.

Christian