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Motorpsycho • Phanerothyme
Review of Phanerothyme taken from the
Motorpsycho • Phanerothyme
"Phanerothyme" era la parte buona della psichedelica nella mente di Aldous Huxley e i
Motorpsycho hanno deciso di riprenderne non solo il nome, ma soprattutto l'essenza. L'ep "Barracuda" aveva riacceso nei fans più accaniti la speranza di ritrovare quell'aggressività mai fine a se stessa che aveva reso il trio di Trondheim una cult band seminale. Invece ancora una volta Bent e soci spiazzano tutti e compiono una nuova virata: si spegne l'autocombustione chitarristica su cui i Motorpsycho avevano lavorato fino a sperimentare infuocate jam strumentali, ma l'attitudine verso la musica rimane qualitativamente immutata. Certo, parlare di orchestra, flauti, mandolini, oboe, violini, tromba, tromboni, tuba e così via, suona come una incredibile stranezza per un loro disco, ma non è che i Motorpsycho stiano chiedendo a pubblico e critica un ascolto molto più raffinato e libero?
Solo una volta accettata la realtà del cambiamento, arte di cui peraltro questi ragazzi sono
sempre stati dotati, si può andare a scoprire i pregi del disco: innanzitutto bisogna
constatare come i Motorpsycho, dopo anni di carriera e di dischi metallici, hanno imparato a
cantare.
Sia le ballate che i pezzi più mossi presentano passaggi che riportano alla mente i migliori
King Crimson e Jethro Tull, ma non è di omaggio o di affinità di cui i Motorpsycho si stanno
occupando. Semmai si tratta di ulteriori sperimentazioni condotte sulle proprie capacità
strumentali e compositive. Tanta dedizione e tanto studio fa loro onore, ma è il risultato
ad incantare: "Phanerothyme" è un disco che ha l'intensità dei migliori lavori della band.
Unico appunto da fare al disco è "Going to California", grande pezzo, che però ha il difetto
di presentare una parte strumentale che ripropone in maniera pedissequa "Light my fire" dei
Doors. La California d'altronde è sempre stata uno dei pallini dei Motorpsycho (ricordate la
cover stravolta di "California dreamin'"?) e non si fatica a perdonare loro questa
debolezza. "Per rendere sublime questo mondo corrotto / prendete mezzo grammo di phanerothyme / Per scacciare l'inferno ed evocare il celeste / prendete una pinta di psichedelia", scriveva Huxley e dopo quasi un secolo ha ancora ragione. Grazie ai Motorpsycho. Christian Verzeletti
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