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  [record reviews: phanerothyme]




Motorpsycho – "Phanerothyme"

Review of Phanerothyme taken from the
Italian e-zine
PHONOTECA, June 2002.
Italian. Found at the phonoteca site site and sent in by Dodi Germano, the author himself.


CD CONSIGLIATA    
Motorpsycho - «Phanerothyme» - cover front
     

Motorpsycho – "Phanerothyme"

Ennesima fatica per il trio di Trondheim, questa volta-ahimè-non preceduta dal consueto EP introduttivo che anticipava di qualche settimana l'uscita del LP vero e proprio. Doverosa premessa: i Motorpsycho amano mettersi in discussione. E non di poco. Chi si aspettava un ritorno alle sonorità di fine '90 (quelle di dischi come Angels and Daemons at Play o Trust Us per intenderci), all'ascolto di Phanerothyme potrebbe provare la tipica e sincera amarezza del fan deluso. Se invece siete musicofili ad amplissimo raggio, ed amate sorprendervi quando acquistate un cd- e ce credo, co' 'sti prezzi...-, allora regalatemi un attimo della vostra pazienza.Perché questo Phanerothyme è un capolavoro. Assoluto. Non c'è nulla di particolarmente innovativo, si potrebbe obiettare con una certa e scontata approssimazione da primo ascolto.Vero. Ma quando si riesce a padroneggiare l'intero panorama rock (quello bòno, s'intende) dagli anni '60 ad oggi senza risultare banali e derivativi, dando al contrario ad ogni brano un'impronta propria ed indelebile, allora... Beh, questo sono oggi i Motorpsycho. Una band che, anziché adagiarsi sui comodi allori di icona generazionale underground e ripetere a memoria la formuletta, si è messa a studiare. Proprio così. Alla sgangherata emotività metallica degli inizi hanno sostituito una commovente perfezione. Cantano e suonano come pochissimi al mondo-un loro concerto è a tutt'oggi un'esperienza extrasensoriale-, e compongono pezzi ancora sorretti da fluida ispirazione, permeati da un citazionismo mai di maniera: per riscontri, prego prestare attenzione all'elegia bucolica di Bedroom Eyes che apre il lavoro (sentito Nick Drake di recente, Bent?), ai cori di beatlesiana memoria di Landslide, al surf psichedelico di Go to California, fino all'acida ironia di When you're Dead, che vede il batterista Hakon Gebhardt impegnato alla voce ed al banjo. Ultima nota di merito, il premio di Motorpsycho più migliorato va di diritto al chitarrista Snah Ryan, corista ormai formato oltre che splendente rapsodo delle sei corde. Cinque stelle, signori. Se poi ce ne fossero a disposizione sei, prego aggiungere.

Dodi Germano (Socio #656)