home

  [record reviews: timothy's monster]




Motorpsycho:
Timothy's Monster

Review of Timothy's Monster
taken from the
Italian e-zine
INTERFERENZE BLU, July / August 1995.
In Italian. Found at the interferenze blu-site.


MOTORPSYCHO
Timothy's Monster
2CD, 1995 Flying rec.)

Norvegia. Terra di montagne, ghiacci, foreste e fiordi, ove la natura ha messo in scena uno dei migliori spettacoli dell'intero pianeta, e anche la musica rock ivi prodotta pare influenzata dall'ambiente naturale. Il death/black metal di gruppi come Dark Throne ed Emperor privilegia il timore e l'adorazione pagana quale unica via di fronte all'immensita' e alla possenza del Grande Nord che pare ridurre l'uomo a un fuscello in balia di eventi terribili e incontrollabili. I MOTORPSYCHO invece riescono a unirvi il senso di armonia e pace diffuso dal respiro delle immense foreste di abeti e della tundra innevata illuminata dalla luna del grande inverno boreale. Infatti con il loro precedente DEMON BOX (1993), che li ha fatti conoscere anche al di fuori della Scandinavia, hanno sublimato una formula sonora comprendente brani di grunge cupo e dissonante e ariose ballate psichedeliche. Il loro nuovo lavoro Timothy's Monster si presenta con ancora maggiori ambizioni, a partire dalla mole (oltre 100 minuti), ma le giustifi- ca tutte. Qui i MOTORPSYCHO abbandonano quasi completamente il loro lato piu' «rumoroso» e aspro e mettono a fuoco altri due tipi di composizione: la loro idea di canzone acustica o semiacustica e la lunga suite psichedeli- ca, a cui dedicano rispettivamente il primo e il secondo cd della loro monumentale opera. Cosi' la prima parte offre 11 canzoni in bilico tra refrains melodici sovrastati pero' da una base ritmica «esagerata» ('A Shrug & Fistful', 'Kill Someday'), pop songs acustiche e delicatamente malinconiche ('Feel', 'Watersound'), divagazioni dissonanti ('On My Pil- low'), e persino passaggi anni '60 con tanto di tastierine e coretti in tema ('Beautiful Sister'). E' in loro un certo qual feeling sixties (a tratti mi ricordano i Jefferson Airplane) ma unito a un gusto per la melodia dissonante e per una ritmica possente che li rende del tutto originali: resta difficile incasellare la loro musica in una delle categorie preconfe- zionate dai discografici. Il secondo cd e' formato da quattro soli brani, che peraltro hanno una considerevole durata. Si parte con la straordina- ria 'The Wheel', quasi 17 minuti che mettono assieme i Led Zeppelin di «No Quarter» con i Kyuss. Infatti a un'intro di chitarra arpeggiata e contrap- puntata dai suoni tremolanti di una tastiera (o forse un'altra chitarra con qualche effetto?) fa seguito l'entrata in scena della batteria e di un basso iperamplificato che con il suo incedere poderoso ed ipnotico cambia totalmente faccia al brano, trasformandolo nell'immagine sonora dell'avanza- ta lenta e cadenzata di un ciclopico mammuth, mentre la voce rimane quasi sullo sfondo a ripetere una litania psichedelica. Notevoli anche 'Sungravy', suadente ballata acustica con contorno di archi, e 'The Golden Core', quasi sinfonica nelle sue aperture melodiche (specie nel finale, assolutamente incantevole) e con l'azzeccata sovrapposizione di una voce femminile al cantato del frontman Bent. Inevitabile a questo punto una piccola caduta di tono rispetto alle altezze siderali cui ci avevano abituato i pezzi precedenti: 'Grindstone' ripercorre i territori piu' oscuri del loro suono con risultati buoni ma non eccezionali.

Fatte le somme, risulta comunque che la band norvegese ha sfornato un album memorabile, che a mio parere le conquistera' sicuramente un posto d'onore nella storia del rock anni '90. Per quanto riguarda il grande suc- cesso di vendite, manca loro quella dose di ruffianeria necessaria per rivestire le loro godibili melodie con una base ritmica piu' abbordabile. Ma se i Primus con una musica folle e non classificabile e una voce da cartoni animati sono giunti al quarto posto delle classifiche USA, non si puo' mai dire ...

Corvo Rosso