Introduzione allo Psycho-viaggio
di Francesco Imperato
Alla fine è davvero una questione di cuore. Cuore e
passione. E i Motorpsycho che suonano assieme da più di
dieci anni con una line up pressoché invariata sanno molto
bene cosa significa. Immutabile alle correnti modaiole, il
trio norvegese nasce nel 1989 a Trondheim, una piccola
cittadina industriale famosa soprattutto perché ha nel
Rosenborg F.C. la squadra di calcio cittadina spesso
incrociata dalle italiane nelle competizioni europee. Bent Sæther (voce, basso), Hans Magnus "Snah" Ryan
(chitarra, voce) e Kjell Runar "Killer" Jenssen (batteria,
solo per pochissimo tempo) scelgono il nome dall'omonimo film
di Russ Meyer. " Era l'unico disponibile, Mudhoney e Faster
Pussycat erano già occupati!!" dirà anni dopo un divertito
Snah. E il monicher evidenzia l'intento belligerante e
metallaro del trio che con il primo Lobotomizer del
1991 ( entra nel frattempo Gebhardt alla batteria) mettono sul
piatto un grezzissimo grunge pesante e motorheadiano prodotto
a basso costo. A riascoltare ora le finezze pop delle
ultime produzioni sembra davvero un altro gruppo. I
Motorpsycho hanno attraversato nei loro dischi tutto il
decennio rock 1965-1975, hanno distillato l'essenziale
assorbendolo per creare sound e songwriting inconfondibili e
in costante mutamento. Diciamola tutta: si sono dati alla
pazza gioia! Hanno suonato indie-rock, ballate timidissime per
sola chitarra acustica e voce registrate lo-fi, heavy
psichedelìa. Corali come i Beach Boys, poeti rock come
i Love, mastodontici come Grand Funk Railroad e
Mountain, pesanti come i Black Sabbath e
cerebrali come i Pink Floyd. Nelle loro canzoni ( in
particolare Let Them Eat Cake e Phanerotyme)
citano Bacharach e il jazz rock dei Mahavishnu Orchestra, gli
Yes e i King Crimson. Non si fa in tempo ad individuarli
tutti. E con una produzione discografica tra le più
prolifiche, fanno uscire almeno un disco all'anno accompagnato
da diversi singoli talmente ricchi di materiale che spesso
assumono le forme di ep. All'interno, oltre alla canzone di
riferimento, alcune tra le innumerevoli chicche prese dal
cilindro senza fondo della band. Ogni cosa è pubblicata
senza alcun intento di speculazione commerciale o di
operazione che 'gratta il barile'. E i fan ci stanno, li
seguono, aumentano, cambiano. È innegabile che un ricambio di
pubblico al sèguito ci sia stato dopo la svolta pop di Let
Them Eat Cake. Chi è stato tramortito dal monumentale Trust Us
non ha digerito la conversione repentina verso altri linguaggi
musicali avvenuta con LTEC. Ecco un altro punto che rende
i MP una mosca bianca nel panorama rock mondiale: i fan. Il
loro attaccamento alla band è proverbiale e assomiglia per
certi versi ai 'Dead Heads', eccezion fatta per eventuali
esperienze lisergiche che sono strettamente personali e che la
band non invoglia... Come il pubblico dei Grateful Dead
seguiva Jerry Garcia e compagni ovunque si esibivano
trasformando il concerto in un piccolo rituale, anche i
'Psychotravellers' più affezionati si muovono per più date,
soprattutto in Europa. Oltre a collezionare qualsiasi oggetto
che rimandi ai loro beniamini, ne creano di loro attraverso
bootleg video e audio, compilation vere e proprie con tanto di
copertine vere e proprie, rarities e freakkerie. Da questa
assoluta devozione è nato anche un sito non ufficiale,
http://motorpsycho.fix.no, ma strettamente a contatto con la
band e una mailing list tra le più variegate quanto a temi
trattati. Si sa, chi è fan dei Motorpsycho mastica ( deve
masticare!) il rock classico in ogni suo frammento. Facile per
i neofiti quindi apprendere dei percorsi di conoscenza della
materia dai più navigati. Avendo sempre come faro il
cuore.
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