Motorlove di Francesco
Imperato
Il 2000 ha già tre anni suonati e i
Motorpsycho l’hanno scandito con la regolarità di
altrettanti uscite imboccando un sentiero che ormai, con
questo It’s a Love Cult, non può più dirsi retrò
sebbene peschi a piene mani nel vorticoso decennio
’65-’75 ( anno più, anno meno..). I tre norvegesi hanno
ormai raggiunto uno standard qualitativo talmente
elevato da aver reso ‘quella’ musica moderna, e bella
soprattutto. Andare a cercare queste o quelle influenze
nel passato d’oro risulta sterile sebbene faccia parte
del nostro compito di giornalisti. Quindi cuore e
orecchie spalancate! Apre le danze Uberwagner
sostenuta e scandita da liriche stirate, è un
felicissimo ponte tra il pop di maniera di LTEC e la
psichedelìa ‘Angels and Demons at Play’. Il cuore
centrale dell’album però è acustico, con tutta la
vacuità che questo termine ha. This Otherness,
Carousel e The Mirror and the Lie hanno un
approccio sognante, pacato, solo a tratti interrotto da
un’esplosione di archi nel finale, come in ‘Carousel’,
appunto. Necessario anche qui, come da alcuni album a
questa parte, soffermarsi sulla qualità compositiva
delle canzoni dei MP. Oltre alla nota coppia
Saether/Ryan, da evidenziare solo i contributi dei
singoli componenti, tutti di ottimo livello. Bent
Saether lo conosciamo da un decennio ormai come grande
scrittore di canzoni ma in questo album si supera anche
nella prova vocale. Non raschia, non gracchia, va liscio
e pulito come un novello McCartney; Ryan firma due
splendidi brani tra cui il singolo Serpentine.
Una canzone da rollercoaster, fragile e delicatamente
popular, ricca di aperture e di spleen che pervadeva i
momenti più rarefatti di ‘Blissard’; il batterista
Gebhardt regala all’album una canzone finalmente non
divertessement come What If. La seconda
puntatina nei sixties più acidi, dopo la byrdsiana
Neverland, è One More Daemon . Anche qui,
odore di Trust Us e fiumi di scosse elettriche.
Nella famiglia allargata dei MP un posto al sole
l’ha Bard, il quarto uomo che da alcuni anni cura le
tastiere vintage dei loro dischi sia in studio che sul
palco. In cabina di regia compaiono tutti i MP e il
solito Deathprod, a sottolineare la coralità delle
scelte della band anche in fase di produzione.
Speciale Motorpsycho:
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allo psycho-viaggio
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