MOTORPSYCHO
It’s a Love Cult

TIGA
Dj Kicks

ES
The mistercervello LP

LACRIMOSA
Durch Nacht Und Flut

THE FLOWER KINGS
Unfold The Future

DJ HELL
Electronicbody - Housemusic

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI
Le origini

AUDIOSLAVE
s/t

GEORGE HARRISON
Brainwashed

JAY Z
The Blueprint: The Gift And The Course

MEAT BEAT MANIFESTO
R.U.O.K.?

FEEDER
Comfort In Sound

OPETH
Deliverance

PERTURBAZIONE
Waiting To Happen / 36

THE POLYPHONIC SPREE
The Beginning Stages of...

MISSY ELIOTT
Under Construction

CORALIE CLEMENT
Salle des pas perdus

THE SQUIRE OF SOMERTON
Transverberations

CARMEN CONSOLI
L'eccezione

DÄLEK
From Filthy Tongue of Gods and Griots

THE LIBERTINES
Up The Bracket

BETH GIBBONS & RUSTIN MAN
Out Of Season

SUICIDE
American supreme

RICHARD ASHCROFT
Human conditions

PEARL JAM
Riot Act

 

 

Motorpsycho
It’s a Love Cult
Stickman
2002 (NOR)
[rock]

 

01. Uberwagner
02. Circles
03. Neverland
04. This Otherness
05. Carousel
06. What if
07. The mirror & the lie
08. Serpentine
09. One more demon
10. Composite head

 

(voto: 5/5)
Una band unita da un cordone ombelicale robusto, personalizzato nella specifica identità di ciascun componente ma dai tratti somatici comuni.

 

 

Motorlove
di Francesco Imperato

Il 2000 ha già tre anni suonati e i Motorpsycho l’hanno scandito con la regolarità di altrettanti uscite imboccando un sentiero che ormai, con questo It’s a Love Cult, non può più dirsi retrò sebbene peschi a piene mani nel vorticoso decennio ’65-’75 ( anno più, anno meno..). I tre norvegesi hanno ormai raggiunto uno standard qualitativo talmente elevato da aver reso ‘quella’ musica moderna, e bella soprattutto. Andare a cercare queste o quelle influenze nel passato d’oro risulta sterile sebbene faccia parte del nostro compito di giornalisti. Quindi cuore e orecchie spalancate! Apre le danze Uberwagner sostenuta e scandita da liriche stirate, è un felicissimo ponte tra il pop di maniera di LTEC e la psichedelìa ‘Angels and Demons at Play’.
Il cuore centrale dell’album però è acustico, con tutta la vacuità che questo termine ha. This Otherness, Carousel e The Mirror and the Lie hanno un approccio sognante, pacato, solo a tratti interrotto da un’esplosione di archi nel finale, come in ‘Carousel’, appunto. Necessario anche qui, come da alcuni album a questa parte, soffermarsi sulla qualità compositiva delle canzoni dei MP. Oltre alla nota coppia Saether/Ryan, da evidenziare solo i contributi dei singoli componenti, tutti di ottimo livello. Bent Saether lo conosciamo da un decennio ormai come grande scrittore di canzoni ma in questo album si supera anche nella prova vocale. Non raschia, non gracchia, va liscio e pulito come un novello McCartney; Ryan firma due splendidi brani tra cui il singolo Serpentine. Una canzone da rollercoaster, fragile e delicatamente popular, ricca di aperture e di spleen che pervadeva i momenti più rarefatti di ‘Blissard’; il batterista Gebhardt regala all’album una canzone finalmente non divertessement come What If.
La seconda puntatina nei sixties più acidi, dopo la byrdsiana Neverland, è One More Daemon . Anche qui, odore di Trust Us e fiumi di scosse elettriche.
Nella famiglia allargata dei MP un posto al sole l’ha Bard, il quarto uomo che da alcuni anni cura le tastiere vintage dei loro dischi sia in studio che sul palco. In cabina di regia compaiono tutti i MP e il solito Deathprod, a sottolineare la coralità delle scelte della band anche in fase di produzione.


Speciale Motorpsycho:

- Introduzione allo psycho-viaggio

- Intervista esclusiva

- Discografia

- Motorpsycho live

 
 
INACCETTABILE
un disco così brutto dovrebbero pagarvi per ascoltarlo.
INSUFFICIENTE
non il peggio in circolazione, ma rimane mediocre.
SUFFICIENTE
disco con luci ed ombre. Se vi piace il genere fa per voi.
MOLTO BUONO
lavoro molto ispirato e/o innovativo. Consigliato.
INDISPENSABILE
fila dritto nella top 10 annuale; fatelo vostro, subito.